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English to Italian: Estratto da "The wicker husband" di U.Wills-Jones General field: Art/Literary Detailed field: Poetry & Literature
Source text - English Once upon a time, there was an ugly girl. She was short and dumpy, had one leg a bit shorter than the other, and her eyebrows met in the middle. The ugly girl gutted fish for a living, so her hands smelt funny and her dress was covered in scales. She had no mother or brother, no father, sister, or any friends. She lived in a ramshackle house on the outskirts of the village, and she never complained.
One by one, the village girls married the local lads, and up the path to the church they'd prance, smiling all the way. At the weddings, the ugly girl always stood at the back of the church, smelling slightly of brine. The village women gossiped about the ugly girl. They wondered what she did with the money she earnt. The ugly girl never bought a new frock, never made repairs to the house, and never drank in the village tavern.
Now, it so happened that outside the village, in a great damp swamp, lived an old basket-maker who was famed for the quality of his work. One day the old basket-maker heard a knock on his door. When he opened it, the ugly girl stood there. In her hand, she held six gold coins.
'I want you to make me a husband,' she said.
'Come back in a month,' he replied.
Well, the old basket-maker was greatly moved that the ugly girl had entrusted him with such an important task. He resolved to make her the best husband he could. He made the wicker husband broad of shoulder and long of leg, and all the other things women like. He made him strong of arm and elegant of neck, and his brows were wide and well-spaced. His hair was a fine dark brown, his eyes a greenish hazel.
Translation - Italian C’era una volta una ragazza brutta. Era bassa e tozza, con una gamba un po’ più corta dell’altra, e le sue sopracciglia erano unite al centro. La bruttina tagliava pesci per lavoro: le sue mani avevano un odore bizzarro e il suo vestito era ricoperto di squame. Non aveva né madre né fratello, né padre, né sorella, e nemmeno amici. Viveva in una casa diroccata alla periferia del villaggio, e non si lamentava mai.
Una dopo l’altra, le ragazze del paese si sposavano con i giovanotti del posto: passavano lungo il viale che portava alla chiesa sorridendo per tutto il tragitto, quasi saltellando per la gioia. Durante i matrimoni, la bruttina restava sempre in fondo alla chiesa, sola col suo lieve odore di salmastro. Le donne del villaggio spettegolavano su di lei. Erano curiose di sapere cosa facesse con i soldi che guadagnava. La bruttina non si era mai comprata un vestito nuovo, così come non aveva mai fatto aggiustare la sua casa e non aveva mai preso da bere alla taverna del villaggio.
Ora, il caso vuole che, fuori dal villaggio, in una palude tanto grande quanto umida, vivesse un vecchio cestaio, rinomato per la qualità del suo lavoro. Un giorno il vecchio cestaio udì che qualcuno bussava alla sua porta. Quando aprì, si trovò dinnanzi la bruttina, che teneva in mano sei monete d’oro.
‘Voglio che lei mi costruisca un marito’, disse lei.
‘Torna qui tra un mese’, replicò il vecchio.
Il vecchio cestaio rimase piuttosto fiero del fatto che la bruttina gli avesse affidato un incarico così importante. Decise di preparare per lei il marito migliore che potesse. Creò un marito di vimini con le gambe lunghe e le spalle larghe, e tutte le altre cose che piacciono alle donne. Gli diede delle braccia forti e un collo fine, e delle sopracciglia ampie e ben delimitate. I capelli erano di un bel castano scuro e gli occhi castano-verdi.
Spanish to Italian: Estratto da "Tres vidas de santos" di E.Mendoza General field: Art/Literary Detailed field: Poetry & Literature
Source text - Spanish Al salir del sanatorio, el tío Víctor y
yo emprendíamos un melancólico
camino de regreso hasta la parada del
autobús, y luego hacíamos juntos buena
parte del trayecto, por lo general solos
en el autobús, porque aquella parada
sólo recogía a los visitantes del
sanatorio, que en días laborables éramos
nosotros dos y nadie más, y las paradas
siguientes se adentraban en unos parajes
despoblados, cubiertos de jaras,
rastrojos y desechos, los mismos parajes
donde más tarde se habían de levantar
barrios residenciales muy densamente
poblados. Pero entonces la circulación
rodada en aquella hora era nula, y como
hasta bien entrada la primavera teníamos
que esperar el autobús de noche, sin más
alumbrado que una bombilla con
pantalla de porcelana en lo alto de un
poste de madera, la compañía mutua nos
resultaba reconfortante. Mi tío, no
obstante hablar de todos los temas
existentes, era un buen oyente, porque el
perímetro de su curiosidad era
inabarcable y, a diferencia de la mayoría
de los tontos, se sabía ignorante y
limitado, era humilde y escuchaba con
atención y a menudo con pasmo. Yo por
aquel entonces leía mucho y tenía
grandes inquietudes intelectuales, por lo
que nuestro diálogo era animado y para
mí, que carecía de una figura paterna a
la que demostrar mis logros, una válvula
de escape que los prejuicios que mi
familia me había inculcado acerca de la
escasa valía de mi tío me impedía
apreciar. Más tarde, recordando
aquellas esperas en la parada desierta,
sin más compañía que el ruido del
viento en el yermo, y aquellos trayectos
a través de los baldíos, he pensado que
tal vez el tío Víctor no iba todas las
tardes al sanatorio a ver a su hermano,
sino a verme a mí, y a proporcionarme
el apoyo del que me sabía tan necesitado
con los únicos medios de que disponía,
es decir, su persona, su tiempo y su
cariño.
Translation - Italian All’uscita dalla clinica, io e lo zio Víctor intraprendevamo un malinconico cammino di rientro fino alla fermata dell’autobus, e poi facevamo insieme buona parte del tragitto, generalmente da soli nell’autobus, perché a quella fermata saliva solo chi andava in visita alla clinica, che nei giorni lavorativi eravamo solo noi due e nessun’altro, e le fermate successive si inoltravano in luoghi disabitati, ricoperti di cisto, stoppie e rifiuti, gli stessi luoghi dove più tardi sarebbero stati costruiti dei quartieri residenziali molto densamente popolati. Però in quel periodo la circolazione stradale in quella zona era nulla, e siccome fino alla primavera inoltrata ci toccava aspettare l’autobus al buio, senza altra illuminazione se non quella di una lampadina col paralume di porcellana in cima a un palo di legno, la compagnia reciproca era confortante. Mio zio, sebbene parlasse di tutti gli argomenti esistenti, era un buon ascoltatore, perché il perimetro della sua curiosità era incalcolabile e, a differenza della maggior parte degli stupidi, sapeva di essere ignorante e limitato, era modesto ed ascoltava con attenzione e spesso con stupore. Io a quell’epoca leggevo molto e avevo grandi interessi intellettuali, per cui il nostro dialogo era animato e per me, che mancavo di una figura paterna alla quale dimostrare i miei risultati, costituiva una valvola di sfogo che i preconcetti inculcati dalla mia famiglia sulle scarse capacità di mio zio mi impedivano di apprezzare. Più tardi, ricordando le attese alla fermata deserta, senza altra compagnia se non il rumore del vento che soffiava sulle terre incolte, e i tragitti attraverso quelle zone non edificate, ho pensato che forse lo zio Víctor non andava tutte le sere alla clinica per vedere suo fratello, ma per vedere me, e per fornirmi il sostegno di cui mi sapeva così bisognoso con gli unici mezzi dei quali disponeva, vale a dire, la sua persona, il suo tempo e il suo affetto.
Spanish to Italian (Università degli Studi di Torino) Spanish to Italian (Università degli Studi di Cagliari) English to Italian (Università degli Studi di Torino) English to Italian (Università degli Studi di Cagliari)
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Bio
Sono Claudia, ho 28 anni e vivo a Torino.
Ho studiato Traduzione all'Università di Torino e seguito diversi corsi e workshop sulla traduzione. Attualmente, lavoro come traduttrice freelance dallo spagnolo e dall'inglese verso l'italiano, sopratutto negli ambiti marketing, informatica, certificati.
Mi piace leggere, scrivere, lavorare con i testi e imparare nuove parole.
Soy Claudia, tengo 28 años y vivo en Turín.
Hice la carrera de Traducción en la Universidad de Turín y he seguido muchos cursos y talleres sobre este tema. Ahora, soy traductora autónoma del español y del inglés al italiano, sobretodo en los sectores marketing, informática y certificados.
Me gusta leer, escribir, trabajar con los textos y aprender nuevas palabras.
My name is Claudia, I am 28 and live in Turin.
I graduated in Translation at the University of Turin, and attended several translation courses and workshops. Currently, I am a freelance translator; I translate from spanish and english into italian, especially in the marketing, IT and certificates fields.
I enjoy reading, writing, working with texts and learning new words.
«No se entiende en su raíz la estupenda realidad que es el lenguaje si no se empieza por advertir que el habla se compone sobre todo de silencios. Un ser que no fuera capaz de renunciar a decir muchas cosas, seria incapaz de hablar. Cada lengua es una ecuación diferente entre manifestaciones y silencios. Cada pueblo calla unas cosas para poder decir otras. Porque todo sería indecible. De aquí la enorme dificultad de la traducción: en ella se trata de decir en un idioma precisamente lo que este idioma tiende a silenciar. Pero, a la vez, se entrevé lo que traducir puede tener de magnífica empresa: la revelación de los secretos mutuos que pueblos y épocas se guardan recíprocamente». [J. Ortega y Gasset, Miseria y esplendor de la traducción]