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"Bunte Ware" aus SPIEGEL Nr. 27/1994, Seite 172. 366 words
Es war, als hätten sich die Chronisten des weißen Sports gemeinschaftlich verschworen. Seit Monaten bemängelten sie die Austauschbarkeit der Gesichter, das Einerlei des aufgeblähten Terminkalenders, die Reizarmut der Kraftspielerei und den Verschleiß der Kinderstars. Besorgt fragte das US-Blatt Sports Illustrated: "Stirbt Tennis?"

Nicht in Wimbledon. Wie eine Frischzellenkur verhalfen die zwei Wochen im All England Lawn Tennis & Croquet Club der müden Tennisszene wieder zu Vitalität und Schlagzeilen. Auf dem acht Millimeter kurz geschorenen, von werbefreien Banden umrahmten Grün wird eine Tenniswelt präsentiert, in der die Zeit stehengeblieben scheint.

Die ehrwürdige Traditionsveranstaltung im Londoner Südwesten bietet eine perfekte Unterhaltungsshow: Hier wird nicht einfach aufgeschlagen, hier wird Tennis inszeniert. Die Zuschauer, weiß Wimbledon-Held Boris Becker, "wollen nicht nur eine gute Vorhand, sondern eine Aufführung sehen".

Während die zahllosen Turniere von Tokio bis Indian Wells dröge Beliebigkeit ausstrahlen, wirkt der artige Knicks einer Martina Navratilova vor der königlichen Loge wie ein einzigartiges, unverwechselbares Ritual. Und wenn die Organisatoren an jedem Morgen in fast religiöser Feierlichkeit die Namen der Prominenten in der "Royal Box" verkünden, ist dieses Schauspiel nicht nur ein höflicher Tribut an die Herzogin von Kent oder den Grafen von Harewood, sondern auch ein geschicktes Marketinginstrument.

Nirgendwo ist ein sportlicher Langweiler so leicht in einen Knüller zu wenden wie in Wimbledon. So nahmen die Engländer das sensationelle Ausscheiden von Steffi Graf nur beiläufig hin. In deren Bezwingerin, Lori McNeil, 30, fanden sie rasch den Stoff für rührselige Heldengeschichten: Der Vater der dunkelhäutigen Amerikanerin, ein ehemaliger Footballprofi, hatte sich umgebracht. Als sich Lori McNeil nun bis ins Halbfinale vorkämpfte, feierten die Zeitungen sie als "Vorzeigemodell" (Daily Telegraph) einer frustrierten Generation, die Sport zur Flucht aus dem Ghetto nutzt.

Auch Michael Stichs Debakel in der ersten Runde war schon am selben Tag vergessen. London sprach nur noch über den Körper von Andre Agassi. Der langmähnige Amerikaner hatte nach dem Spiel das verschwitzte Sporthemd ausgezogen und ins Publikum geworfen. Teenager kreischten, Fotografen jagten meterweise Zelluloid durch, als Agassi seine teilrasierte Brust entblößte.

Agassis Haare, McNeils Leidensweg, Beckers Baby oder Navratilovas Freundinnen: England malt ein eigenes Bild vom Tennisspektakel. Geschichten und Gestalten, Skandale und Skurrilitäten werden zu einem Gesamtkunstwerk gemixt, bei dem das Serve and Volley nur noch am Rande interessiert.







Entry #1 - Points:
Era come se i cronisti dello sport nobile si fossero riuniti in una congiura. Da mesi ormai criticavano il continuo mutare delle facce, la monotonia dei calendari gonfiati a dismisura, lo scarso fascino dello stile di gioco nonché il logorio delle stelle in erba. Era stato non senza tradire una certa preoccupazione che la testata a stelle e strisce US-Blatt Illustrated aveva posto la questione: „Il tennis sta morendo?“

No di certo a Wimbledon. Quasi come una terapia ricostituente, le due settimane di Wimbledon trascorse allo All England Lawn Tennis & Croquet hanno apportato di nuovo vitalità e titoli a caratteri cubitali allo stanco spettacolo del tennis. Sul manto verde di otto centimetri, incorniciato da fasce prive di cartelloni pubblicitari, viene presentato un mondo tennistico in cui il tempo sembra essersi fermato.

La tradizionale e ormai storica manifestazione, che va in scena nella parte sud-occidentale di Londra, offre uno spettacolo sensazionale: qui non si danno solo dei colpi a una palla, qui viene mostrato il tennis vero e proprio. Gli spettatori, e lo sa bene l'eroe di Wimbledon Boris Becker, "non vogliono vedere solo un buon diritto, ma anche una determinata condotta."

Mentre gli innumerevoli tornei, partendo da Tokyo fino ad arrivare a Indian Wells, mostrano un qualunquismo insignificante, l'inchino garbato di una Martina Navratilova dinanzi al palco reale sortisce l’effetto di un rituale unico e insostituibile. E quando gli organizzatori quella mattina, con una solennità quasi religiosa, annunciano i nomi delle personalità di spicco presenti nel "Royal Box", questa scena non è più soltanto un cortese tributo alla Duchessa di Kent o ai Conti di Harewood, ma diventa anche e soprattutto un abile strumento di marketing.

Da nessun altra parte è così facile tramutare una noia sportiva in un grande successo come a Wimbledon. Ecco spiegato, quindi, come gli inglesi siano riusciti a sopportare lo sconvolgente ritiro di Steffi Graf. Nella loro nuova trionfatrice, Lori McNeil, 30 anni, hanno subito ritrovato materiale per nuove e commoventi gesta eroiche: Il padre della americana di colore, un ex giocatore professionista di football, si era suicidato. Quando Lori McNeil è giunta fino a giocare le semifinali, i giornali l’hanno acclamata come „esempio da seguire” (Daily Telegraph) per una generazione frustrata che cerca nello sport la via per fuggire dal ghetto.

Anche la sconftta di Micheal Stichs al primo turno era già stata dimenticata lo stesso giorno. A Londra, infatti, si spendevano parole solo sul fisico di Andre Agassi: l’americano dai capelli lunghi, dopo la partita, aveva tolto la maglietta impregnata di sudore e l’aveva lanciata tra il pubblico. La vista del suo petto parzialmente rasato messo a nudo aveva mandato letteralmente in visibilio le teenager, che gridavano a squarciagola, e i fotografi, che continuavano a scattare metri e metri di celluloide.

La chioma di Agassi, il calvario della McNeil, la nuova fiamma di Becker o le compagne della Navratilova: l’Inghilterra si è dipinta la propria immagine del tennis. Storie e personaggi, scandali e scurrilità sono state mixate tutte in un’opera d’arte totale, in cui il “serve and volley”, ormai, suscita poco interesse.




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