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English to Italian: 9th ProZ.com Translation Contest - Entry #9928
Source text - English I remember reading once that some fellows use language to conceal thought, but it's been my experience that a good many more use it instead of thought.
A businessman's conversation should be regulated by fewer and simpler rules than any other function of the human animal. They are:
Have something to say.
Say it.
Stop talking.
Beginning before you know what you want to say and keeping on after you have said it lands a merchant in a lawsuit or the poorhouse, and the first is a short cut to the second. I maintain a legal department here, and it costs a lot of money, but it's to keep me from going to law.
It's all right when you are calling on a girl or talking with friends after dinner to run a conversation like a Sunday-school excursion, with stops to pick flowers; but in the office your sentences should be the shortest distance possible between periods. Cut out the introduction and the peroration, and stop before you get to secondly. You've got to preach short sermons to catch sinners; and deacons won't believe they need long ones themselves. Give fools the first and women the last word. The meat's always in the middle of the sandwich. Of course, a light butter on either side of it doesn't do any harm if it's intended for a man who likes butter.
Remember, too, that it's easier to look wise than to talk wisdom. Say less than the other fellow and listen more than you talk; for when a man's listening he isn't telling on himself and he's flattering the fellow who is. Give most men a good listener and most women enough note-paper and they'll tell all they know. Money talks -- but not unless its owner has a loose tongue, and then its remarks are always offensive. Poverty talks, too, but nobody wants to hear what it has to say.
Translation - Italian Ricordo di aver letto una volta che ci sono persone che usano il linguaggio per nascondere il proprio pensiero, ma l'esperienza mi ha insegnato che sono molte di più quelle che lo usano al posto del pensiero.
La conversazione di un uomo d'affari dovrebbe essere regolata da norme meno numerose e più semplici che ogni altra funzione dell'animale umano. Tali norme sono:
Avere qualcosa da dire.
Dirla.
Tacere.
Il commerciante che inizi a parlare prima di aver ben chiaro cosa dire e che non si fermi appena detto ciò che voleva finirà trascinato in qualche processo o all'ospizio dei poveri, ed il primo è la scorciatoia per il secondo. Io mantengo qui un ufficio legale che mi costa molto denaro, ma serve ad evitarmi il ricorso ai tribunali.
Va bene in visita a una ragazza o chiacchierando dopo cena con gli amici condurre la conversazione come una gita domenicale, quando si indugia qua e là a coglier fiori; ma in ufficio le tue frasi non dovrebbero essere che la distanza più breve fra due punti. Taglia introduzione ed arringa e affrettati a concludere. Ci vogliono sermoni corti per toccare l'anima dei peccatori; neppure i diaconi li vorrebbero lunghi. Lascia la prima parola agli sciocchi e l'ultima alle donne. Il prosciutto sta sempre nel mezzo del sandwich. Naturalmente imburrare un po' il pane non guasta, se è destinato a chi piace il burro.
Ricorda anche che è più facile apparire saggi che dire cose sensate. Di' meno del tuo interlocutore e, più che parlare, ascolta; perché chi ascolta non svela sé stesso ma compiace la vanità di chi lo fa. Dai alla maggior parte degli uomini qualcuno che sappia ascoltare e alla maggior parte delle donne una buona risma di carta e ti diranno tutto quello che sanno. Il denaro parla - ma solo se il suo proprietario ha la lingua sciolta, e in quel caso le sue osservazioni sono sempre offensive. Anche la povertà parla, ma nessuno vuole ascoltare ciò che ha da dire.
English to Italian: Roman Hours General field: Art/Literary Detailed field: Tourism & Travel
Source text - English Today, again I stared at the small knife on my desk. I had purchased months ago at the Campo de' Fiori just before buying bread rolls and heading down the Via della Corda to find a quiet spot on the Piazza Farnese, where I sat on a stone ledge and made prosciutto and Bel Paese sandwiches. On the way to the Palazzo Farnese, I found a street fountain a rinsed a bunch of muscatel grapes I had bought from a fruttivendolo. I was leaning forward to cleanse the new knife as well, and to douse my face as I was at it, when it occurred to me that this, of all my days in Rome, was perhaps the one I would like most to remember, and that on this cheap knife - which I had originally planned to discard as soon as I was finished using it but had now decided to take back with me - was inscribed something of the warm, intimate feeling that settles around noon on typically clear Roman summer days. It came rushing to me in the form of a word - one word only, but the best possible word because it captured the weather, the city, and the mood on this most temperate day in June and, hence, of the year: serenity. Italians use the word sereno to describe the weather, the sky, the sea, a person. It means tranquil, clear, fair, calm.
And this is how I like to feel in Rome, and how the city feels when its languid ocher walls beam in the midday sun. When overbrimming old fountains dare you to dunk your hands in and splash your face and rest awhile before resuming your walk through yet narrowing twisting lanes along the Campo Marzio in the centro storico (historic center )of Rome.
This warren of old alleys goes back many centuries, and here, sinister brawls, vendettas and killings were as common in the Renaissance as the artists, con artists, and swaggerers who populated these streets. Today these lanes with tilted buildings who have learned to lean on each other like Siamese twins exude a smell of slate, clay, and old dunk limestone; wood glue and resin drift from artisans' shops, attesting to the timeless presence of workshops in the area. Otherwise, the streets are dead past midday. Except for bells, an occasional hammer, the sound of a lathe, or an electric saw that is no sooner heard than it's instantly silenced, the only sound you'll hear on the vicolo del Polverone or the piazza Quercia is the occasional clatter of plates ringing from many homes, suggesting that lunch is about to be served in about all of Italy.
Translation - Italian Oggi ho osservato ancora una volta il piccolo coltello sulla mia scrivania. L'ho acquistato alcuni mesi fa in Campo dei Fiori, poco prima di comprare dei panini e incamminarmi per Via della Corda alla ricerca di un posticino tranquillo in Piazza Farnese, dove, seduto su un banco di pietra, mi ero preparato dei sandwiches con prosciutto e Bel Paese.
Dirigendomi verso Palazzo Farnese avevo trovato una fontanella e sciacquato un grappolo di uva moscatella, comprato da un fruttivendolo. Mi stavo chinando per pulire il coltello nuovo, e, mentre che c'ero, anche per rinfrescarmi il viso, quando compresi improvvisamente che, fra tutti i miei giorni a Roma, questo sarebbe forse stato quello che più di ogni altro avrei voluto ricordare, e che su questo coltellino da quattro soldi - che avevo originariamente avuto l'intenzione di gettar via dopo essermene servito ma che avevo ormai deciso di portare a casa con me - rimaneva impressa la traccia di quel caldo sentimento di intimità che si diffonde verso mezzogiorno in un tipico, chiaro giorno d'estate a Roma.
Mi si manifestò con una parola - un'unica parola, ma la migliore che si possa immaginare, perché comprendeva il tempo, la città e l'atmosfera in quel giorno che era fra i più miti di giugno, e quindi dell'anno: serenità. Gli italiani usano la parola sereno per descrivere il tempo, il cielo, il mare, una persona. Significa tranquillo, chiaro, limpido, calmo.
Ed è così che amo sentirmi a Roma, ed è così che appare la città quando i suoi muri di un languido color ocra risplendono nel sole di mezzogiorno. Quando le antiche fontane ti sfidano ad immergere le mani nelle loro acque traboccanti ed a spruzzarti il viso e a riposare un po' prima di riprendere il cammino fra i curvi vicoli che si fanno sempre più stretti intorno a Campo Marzio, nel centro storico di Roma.
Questo labirinto di antichi vicoli è vecchio di secoli, e qui risse sinistre, vendette ed uccisioni erano nel rinascimento altrettanto comuni degli artisti, veri e sedicenti, e dei rodomonti che popolavano queste strade.
Oggi queste stradine dai palazzi sbilenchi che hanno imparato ad appoggiarsi l'uno all'altro come gemelli siamesi esalano un odore di ardesia, di argilla e di pietra calcarea; dalle botteghe emana odore di resina e di colla per legno che attesta la presenza da tempo immemorabile di artigiani in questa zona. All'infuori delle campane, di uno sporadico colpo di martello, del ronzio di un tornio o di una sega elettrica, che non appena udito subito svanisce, l'unico suono che sentirai in Vicolo del Polverone o in Piazza della Quercia sarà un occasionale rumore di stoviglie proveniente da molte case che suggerisce che il pranzo sta per essere servito in tutta Italia.