Glossary entry (derived from question below)
English term or phrase:
to push your frame loom to its limits
Italian translation:
lavorare fino al limite/ai limiti del telaio
Added to glossary by
martini
Aug 8, 2022 12:24
1 yr ago
17 viewers *
English term
to push your frame loom to its limits
English to Italian
Other
Art, Arts & Crafts, Painting
weaving
Being restricted by the size of the loom, particularly a frame loom, is a frustration I hear from my students, especially when they are in their weaving groove. I encourage you to push your frame loom to its limits to weave long textile pieces...
Proposed translations
(Italian)
4 +2 | lavorare fino al limite/ai limiti del telaio | martini |
3 | spingere la cornice del telaio ai suoi limiti (tessere fino al margine del telaio) | Cristina Bufi Poecksteiner, M.A. |
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Aug 18, 2022 07:28: martini Created KOG entry
Proposed translations
+2
1 hr
Selected
lavorare fino al limite/ai limiti del telaio
.
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Note added at 2 hrs (2022-08-08 15:12:01 GMT)
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secondo me, no
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Note added at 2 hrs (2022-08-08 15:12:01 GMT)
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secondo me, no
Note from asker:
Grazie per la tua proposta. Frame loom è il telaio a cornice, argomento su cui verte il manuale. O meglio, su come realizzare lunghi pezzi di tessuti (long textile pieces), non larghi. Potrebbe esserci un altro significato di quel push to the limits? |
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27 mins
spingere la cornice del telaio ai suoi limiti (tessere fino al margine del telaio)
to push your frame loom to its limits : spingere la cornice del telaio ai suoi limiti
La tela, in larghezza circoscritta dai limiti del telaio, si sviluppa in lunghezza.
# la misurava avvolgendola intorno alla sua menźacanna: per un paio di lenzuola matrimoniali occorrevano quindici canne e mezza di tela. La menźacanna della Cannonera, detta anche passettu, era il metro prima del metro attuale, anche se ne misurava sei centimetri in più.
Ormai in disuso da tempo, sopravviveva nella memoria collettiva, radice ostinatamente abbarbicata nei ricordi dei nostri padri, figli e nipoti di coloro che ne avevano ancora fatto uso nel Regno delle Due Sicilie, delle due capitali Napoli e Palermo, dei due diversi palmi di quasi cm 27 il partenopeo, di mezzo centimetro in meno il siciliano.
I pochi millimetri di differenza moltiplicati per i quattro palmi della menźacanna davano due diverse misure. Il popolo sbrigativo e pratico aveva, per immediatezza di calcolo, arrotondato il palmo a cm 25 che ripetuti quattro volte davano esattamente un metro, salvando così la memoria antica e l'unità moderna.
Le tele, tagliate nell'adeguata misura, andavano unite mediante costure, da cui l'antico custurier francese, ‘u custurìari ’il sarto’, dall'arte fina fin dal suo etimo, che adopera strumenti leggeri (l'ago, il ditale, la forbice), disprezza gli arnesi pesanti di contadini e operai e si ingentilisce anche nel suo risvolto musicale perché gli si affianca spesso il più raffinato degli strumenti, il violino.
https://www.arsacweb.it/wp-content/uploads/2019/10/A-cannune...
La tela, in larghezza circoscritta dai limiti del telaio, si sviluppa in lunghezza.
# la misurava avvolgendola intorno alla sua menźacanna: per un paio di lenzuola matrimoniali occorrevano quindici canne e mezza di tela. La menźacanna della Cannonera, detta anche passettu, era il metro prima del metro attuale, anche se ne misurava sei centimetri in più.
Ormai in disuso da tempo, sopravviveva nella memoria collettiva, radice ostinatamente abbarbicata nei ricordi dei nostri padri, figli e nipoti di coloro che ne avevano ancora fatto uso nel Regno delle Due Sicilie, delle due capitali Napoli e Palermo, dei due diversi palmi di quasi cm 27 il partenopeo, di mezzo centimetro in meno il siciliano.
I pochi millimetri di differenza moltiplicati per i quattro palmi della menźacanna davano due diverse misure. Il popolo sbrigativo e pratico aveva, per immediatezza di calcolo, arrotondato il palmo a cm 25 che ripetuti quattro volte davano esattamente un metro, salvando così la memoria antica e l'unità moderna.
Le tele, tagliate nell'adeguata misura, andavano unite mediante costure, da cui l'antico custurier francese, ‘u custurìari ’il sarto’, dall'arte fina fin dal suo etimo, che adopera strumenti leggeri (l'ago, il ditale, la forbice), disprezza gli arnesi pesanti di contadini e operai e si ingentilisce anche nel suo risvolto musicale perché gli si affianca spesso il più raffinato degli strumenti, il violino.
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